Vivi con la speranza di poter presto festeggiare con una bevuta la fine della pandemia ma conosci perché si brinda?

Sei in un locale scarsamente illuminato, pronunci una formula latina e senti qualcuno rispondere in cinese, ti assicuri che la persona a te più vicina non ti abbia avvelenato, rendi omaggio a persone che non ci sono per poi ingerire un miscuglio liquido conosciuto e diffuso in Egitto già 3000 anni prima di Cristo, inventato addirittura dal dio Osiride.
No, non hai partecipato ad un culto iniziatico né ad un rito esorcista: hai semplicemente brindato con un boccale di birra seduto al bancone di un pub, in compagnia del tuo migliore amico o magari della futura mamma dei tuoi figli.
Effettivamente, il brindisi rappresenta uno dei momenti in cui popoli e culture distanti tra loro nel tempo e nello spazio si incontrano e si riscoprono simili, uno di quei momenti i cui protagonisti dialogano con il mondo senza rendersene conto: per questo il brindisi è molto più di un semplice preludio alla bevuta.
Partiamo dall’analisi della parola, che non ha nulla a che vedere con la città pugliese, nonostante numerose barzellette cerchino di trovare un collegamento: brindisi deriva con molta probabilità da ciò che spagnoli e italiani capivano dell’espressione tedesca (ich) bring dir es, letteralmente “lo porto, lo offro a te”, alludendo al bicchiere o, più in generale, al saluto. È curioso che, in tedesco, brindare si dica anstoßen, letteralmente “battere”, o zuprosten, letteralmente “dire Prost!”, mentre in inglese to toast, proprio come il pane abbrustolito che gli inglesi erano soliti inzuppare nel vino prima di iniziare a bere, che passa ad indicare anche il discorso del capotavola.
Discorso che, nella stragrande maggioranza dei casi, si riduce a una o due parole: “salute!”, “alla tua!” o, se qualche intellettuale si spinge un po’, “prosit!”, verbo latino da cui deriva il sopracitato “prost!” tedesco, che significa “ti sia utile, ti faccia bene”, derivata dall’originale utilizzo delle bevande alcoliche come farmaci. Chi, invece, esclama “cin cin!”, pensando di star imitando il tintinnio dei calici, sta in realtà usando un’espressione cinese (“qîng, qîng”), che significa “prego!”, utilizzata ed esportata dai marinai di Canton.
L’atto di sbattere i bicchieri coi commensali, invece, deriva da un’abitudine medievale, retaggio della diffidenza verso il prossimo e dei pericoli nascosti nelle locande dell’epoca. Tradizione vuole, infatti, che il gesto tragga origine dal desiderio di far cadere nel bicchiere del compagno qualche goccia della propria bevanda, per essere sicuri che essa non contenesse veleno. Per lo stesso motivo, in quel momento si cercava di non perdere il contatto visivo, per assicurarsi che il compagno non controllasse dove andassero le gocce e non si sottraesse alla bevuta.
Decisamente più elegante è il gesto di battere il fondo del bicchiere sul bancone prima di bere: nonostante le derive attuali di questa pratica, che giocano sul doppio senso del verbo “battere”, originariamente il gesto doveva rappresentare un brindisi virtuale o con compagni non presenti o alla salute di tutti coloro che avevano reso possibile quel momento, dai viticoltori ai contadini fino al taverniere che aveva versato la bevanda nel boccale.
Pertanto, la prossima volta che vi daranno degli ubriaconi, ricordatevi di tutte queste curiosità per nobilitare il vostro gesto e cercate di sentire il peso di millenni di storia e tradizioni sulle vostre spalle; e bevete alla salute di chi vi vuole male!
Lo Staff de LAGIALLOROSSA